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  • La necropoli paleocristiana (catacomba)

    La catacomba di Santa Cristina si sviluppa a partire dagli inizi del IV secolo in un’area allora periferica rispetto la città romana di Volsinii i cui resti sono visibili nell’area archeologica di Poggio Moscini. Si snodava lungo l’antica via Cassia e conserva loculi che dovevano appartenere sia a famiglie di ceto umile che elevato. Le catacombe erano dei cimiteri, tutelati dalle leggi romane: vi si poteva accedere nel giorno di commemorazione del martire ivi sepolto.

    La catacomba si sonda lungo un corridoio principale lungo circa 40 metri e alto 7. I loculi presentano forme irregolari; alcuni sono ancora chiusi. Tra questi uno attira l’attenzione perché all’esterno presenta un frammento di dipinto murale risalente agli inizi del IV secolo raffigurante un volto femminile: gli occhi che ci scrutano dovevano riferirsi a una ragazza di alto rango in grado di scrivere, a giudicare dal relativo corredo funerario che comprendeva un astuccio in bronzo con stilo. Nel loculo si nota un’iscrizione dipinta datata 406. Molte di queste tombe presentano sulla copertura graffiti e simboli paleocristiani.

    Lungo il corridoio si aprono due diramazioni: quella di sinistra è quella più popolata di sepolture, proprio per la sua vicinanza alla tomba della santa martire; in quella di destra c’è un loculo intatto con graffito il nome della defunta CRESTINA, un indizio che lascia trapelare l’uso nella comunità cristiana di Bolsena di utilizzare il nome Cristina per le donne.

    Nel corso del V secolo la necropoli perde la sua funzione e con il tempo se ne perse la memoria.

    Grazie agli scavi del XIX secolo la necropoli tornò alla luce e oggi è aperta al pubblico dal 1988.

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